Storie di Uomini e Montagne
12 Dicembre 2019
Per festeggiare i suoi soci più anziani e per fare a tutti gli auguri di Natale, il C.A.I. San Fruttuoso ha organizzato, per giovedì 12 dicembre 2019, una serata intitolata “Storie di Uomini e di Montagne”: altri due soci sono stati invitati a raccontare l’ambiente dell’alpinismo negli anni ’60 e ’70 del secolo scorso. Non pesanti monologhi in cui venivano esposte con dovizia di particolari mirabolanti imprese su difficili pareti rocciose, ma una sorta di intervista in cui i moderatori hanno indotto gli ospiti alla narrazione di storielle, aneddoti, incontri con personaggi famosi e altre cose simpatiche che potessero spiegare, in modo leggero e divertente, cosa voleva dire essere un alpinista e come si viveva il mondo della montagna in quegli anni.
Location della serata la sala del bar dell’oratorio di San Fruttuoso, liberata da tutti i tavoli, dai calcetti e da tutti gli altri “elementi inutili” per far posto agli oratori, alla “sala di proiezione” e al numeroso pubblico intervenuto (all’incirca un centinaio di persone).
Inizio poco dopo le ore 21:00: riempita la sala, sistemati Mario (proiezione diapositive e musica) e Luca (gestione delle luci) in "cabina di regia" e introdotta la serata da una breve presentazione di Roberto, hanno preso la parola gli ospiti. Per primo Aldo, presentatosi con Beppo, suo amico e compagno di tante imprese, con Chiara come moderatore, quindi Adolfo, moderatore Roberto.
Già, continuiamo a scrivere moderatore, e non intervistatore: l’entusiasmo degli ospiti era tale che i loro racconti dovevano essere in qualche modo “moderati” per non andare lunghi con i tempi! Entusiasmo nel raccontare gli inizi, quando si prendeva al mattino il treno per Lecco per poi salire a piedi ai Piani dei Resinelli (nessuno aveva la macchina o la moto) e poter così arrampicare in Grignetta. O nel raccontare come era diverso l’approccio all’alpinismo tra le Alpi Occidentali (Monte Bianco) e le Alpi Orientali (Dolomiti): molto serio nelle prime, a letto sempre prestissimo per alzarsi e partire in piena notte, più leggero e spensierato nelle seconde, dove magari la sera ci scappava di andare a ballare in paese per conoscere le ragazze (che ai tempi frequentavano pochissimo la montagna). Nel descrivere le “gerarchie” tra gli alpinisti, il cui livello si riconosceva dal colore dei calzettoni (ben visibili ai tempi visto che i pantaloni erano alla zuava) o dal tavolo assegnato nella sala da pranzo del Rifugio Brentei: bianco e tavolo vicino alla cucina per quelli più bravi, rosso per quelli così e così, giallo e il tavolo più lontano per quelli scarsi (e ovviamente i semplici escursionisti non erano neanche considerati). O nel descrivere gli incontri con i personaggi famosi dei tempi: quello che continuava a scendere con gli sci mentre tutti salivano faticosamente con le pelli verso il Plateau Rosa (Mike Bongiorno, che però le salite le faceva in elicottero), o quello che aveva chiesto di essere accompagnato nella traversata del Sobretta (Gianni Agnelli, anche lui arrivato e ripartito in elicottero). Nel citare le loro imprese (sul Bianco, sul Civetta, sul Cervino, … in arrampicata o in scialpinismo) o l’incontro e le salite con Bonatti. Nel sottolineare i momenti di difficoltà incontrati, tipo bivacchi improvvisati in parete sorpresi dal brutto tempo, difficoltà superate comunque con grande serenità.
Questo e tanto altro in poco più di un’ora di piacevoli chiacchierate. Con la sottolineatura finale che non bisogna avere nessuna vergogna nel “trovare scuse” (si è fatto un po’ tardi …, mi sa che il tempo gira al brutto …), più o meno consapevolmente, per rinunciare ad una salita quando viene a mancare la necessaria sicurezza o quando si rischia di superare i propri limiti.
Storie di Uomini e Montagne: gli Uomini, Aldo, Adolfo, tutti i loro compagni di avventura o i personaggi che hanno incontrato, e le Montagne, quelle che hanno scalato, sciato, attraversato o semplicemente visto nella loro vita. Le Storie però non sono finite con i loro racconti: in sala infatti erano presenti altri Uomini, quelli che, con 50 anni o più di iscrizione al C.A.I. San Fruttuoso, ne hanno fatto (e stanno facendo) la Storia. Doveroso citarli e ringraziarli donando loro una spilletta raffigurante il nostro logo; logo che vagamente richiama i profili delle Grigne dove molti, come evidenziato nei racconti d
i Aldo e Adolfo, hanno iniziato ad andare in montagna. Insomma, un modo per fargli portare sul cuore le loro Montagne del cuore!
Si è così giunti al termine della serata: due brevi parole di saluto di Mario Cossa, presidente del C.A.I. Monza e di Riccardo Galbiati, presidente del C.A.I. San Fruttuoso, e un secondo breve intervento di Carlo, il “padrone di casa” che ha parlato del Rifugio Frassati, gestito dal Mato Grosso, e il pubblico presente ha potuto trasferirsi nell’adiacente palestra dove era stati preparati panettone e spumante per salutarsi e brindare alle feste in arrivo.